Opinioni | 04 Settembre 2024 | Autore: Tommaso Caravani

"La provincia dell’impero": l'editoriale di Tommaso Caravani

Il successo dell’antica Roma fu capire le province. A differenza di molti altri popoli, infatti, gli antichi romani lasciarono alle proprie province molta autonomia rispettando le tradizioni locali. 
Effettivamente questo era vero solo quando le popolazioni si arrendevano pacificamente, ma perdonerete una semplificazione utile a esprimere un concetto più ampio. L’Europa, e l’Italia in particolare, è da sempre molto variegata: regioni, popolazioni, province. Ogni gruppo europeo ha le proprie caratteristiche, ognuno ha proprie tradizioni e una certa visione della vita, del lavoro e delle relazioni interpersonali.
 
In Italia basti pensare alle differenze tra una persona che vive in Trentino e una che vive in Sicilia. A questo fenomeno, dagli anni 60 del secolo scorso, se ne è aggiunto un altro: la differenza tra chi abita in città e chi in provincia. Se la città, in tutte le epoche storiche, rappresenta il luogo dell’evoluzione della società, dove per prime arrivano le nuove tecnologie, dove si sperimentano nuove soluzioni eccetera, è curioso notare come, in ogni caso, le grandi città rimangano poco rappresentative delle popolazioni e dei fenomeni nazionali.

Oggi il 72% degli italiani vive in comuni con meno di 50.000 abitanti (fonte Istat) e le città con oltre un milione di abitanti sono solo due in Italia: Roma e Milano, seguite di poco da Napoli e Torino, che tuttavia si fermano sotto tale soglia. 
Il mondo dell’autoriparazione dovrà necessariamente fare i conti con questa differenza per due motivi: innanzitutto, molti modelli di mobilità, legati all’intermodalità o allo sharing, ma forse anche al noleggio a lungo termine, rimarranno destinati solamente alle grandi città, dove le dimensioni permetteranno di avere servizi capillari e ben assistiti. Nel resto d’Italia l’auto rimarrà invece più di proprietà ed è difficile immaginare modelli differenti (si pensi a un qualunque comune montano o isolato).
 
In maniera controintuitiva, probabilmente, lo sviluppo dell’elettrico partirà proprio dalla provincia: nella gestione di una batteria le limitazioni sono autonomia e punti di ricarica. Per questo elettriche e plug-in avranno vita più semplice in luoghi in cui la gente ha, magari, una villetta col box e deve fare un tragitto casa-lavoro fisso. 
Il problema, in definitiva, è che se i nuovi modelli saranno appannaggio delle grandi città, la complessità dei veicoli nuovi riguarderà tutti; ma se nelle grandi città è già iniziato un fenomeno aggregativo, con la nascita di grandi multiservice, in molte zone strutture simili sono semplicemente impensabili.
 
Ecco allora che tutta l’industria dovrà preoccuparsi di come sarà il futuro dell’assistenza delle auto in provincia, tenendo sempre a mente il concetto iniziale: colonizzare le provincie con la forza è meno efficace che rispettarne i meccanismi di funzionamento.

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