Mi è capitato da poco di inciampare in una
citazione del De Bello Gallico, opera scritta un paio di millenni fa addirittura da Giulio Cesare.
L’inizio di questa opera è una descrizione della Gallia, ma poco interessa, perché il modo di dire, che ha dato il titolo a questo piccolo spazio, è passato alla storia per indicare come,
a volte, qualcosa che sembra intero è in realtà composto da varie parti.
Cesare, insomma, per descrivere la Gallia, che era
vista dai più come un’unica entità, sottolineava come questa fosse divisa in tre parti.
Ugualmente, il
mondo dell’autoriparazione può essere visto dagli automobilisti come un unico settore, quando in realtà è anch’esso diviso “in partes tres”, almeno a livello macro, tra gommisti, meccatronici e carrozzieri.
Poi la divisione potrebbe ancora aumentare, inserendo le varie specializzazioni, ma forse sarebbe un esercizio inutile anche se istruttivo.
La verità è che
il mondo dell’autoriparazione si divide, esattamente come la Gallia di Cesare, per ragioni geografiche:
le città richiedono sempre più grandi strutture e servizi, in grado di movimentare mezzi fuori dal centro cittadino in grandi hub riparativi, mentre
la provincia, tra Appennini, Alpi e Isole, rimane appannaggio di piccoli autoriparatori, che permettono agli automobilisti di non dover percorrere chilometri solo per un tagliando, un cambio gomme o una riparazione.
Conciliare queste due esigenze è la sfida più grande che coinvolgerà chiunque cerchi di creare network di autoriparatori e probabilmente è ancora oggi quello che ci differenzia da resto dell’Europa.