Opinioni | 13 Giugno 2022 | Autore: Tommaso Caravani

Quelli che “voi autoriparatori”: l'editoriale di Tommaso Caravani
Frequento il mondo dell’autoriparazione da quasi un ventennio e in questo lasso di tempo, per riciclare un noto aforisma, è successo “tutto e niente”: da un lato, infatti, in alcune logiche il mondo dell'autoriparazione è cambiato profondamente; dall’altro, invece, per molti altri versi è rimasto sostanzialmente lo stesso.

Ciò che non è cambiato, tuttavia, è il modo in cui molta parte dell’industria e della distribuzione guarda a questo mondo. Troppo spesso, a detta di molti operatori del settore, con un senso di superiorità ormai non più giustificata.
Abbiamo speso anni a raccontare la trasformazione del mondo della riparazione da meramente artigianale a quasi industriale; anni a dire che gli autoriparatori sono imprenditori e che come tali devono prendere decisioni, a volte difficili, per il futuro delle proprie aziende.

Eppure, ancora oggi, si sente gente suggerire a officine e carrozzerie “cosa” dovrebbero fare.
Il mondo è complesso, non esistono soluzioni univoche e ogni impresa è figlia del territorio in cui opera, della sua storicità e delle sue dimensioni.
Non esistono ricette miracolose, ma serve duro lavoro e la giusta perspicacia per capire in anticipo dove andrà il mercato. È questo che fa un vero imprenditore ed è questo quello che fanno migliaia di autoriparatori ogni giorno.

Poi ben vengano accordi, formazione e finanza, ma prima di tutto è necessario avere una visione della propria attività e del proprio business nel contesto in cui si opera. Tutto il resto… è fuffa.

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