Opinioni | 07 Maggio 2021 | Autore: Tommaso Caravani

La tecnica è finita?
Una delle tendenze in atto nel mondo dell’autoriparazione è quella di standardizzare i costi.

Sempre più attività nel mondo automotive, infatti, sono gestite da attori terzi che di fatto canalizzano le riparazioni verso le singole attività: si va dai concessionari alle flotte, fino alle compagnie di assicurazione, non interessate più solo ai sinistri con ragione, ma attente a tutte le esigenze degli automobilisti.

Così meccanica e carrozzeria, ma anche il settore gomme, si trovano a dover concordare i costi di una riparazione non con un cliente finale, bensì con un “tecnico” che a volte coincide con il liquidatore l’ammontare del proprio lavoro. Sia chiaro, non è una novità, perché da sempre questo modello, che di fatto è quasi uno standard in tutta Europa, viene proposto in Italia senza che però, almeno finora, abbia avuto un successo di massa.
Eppure, la situazione economica, con l’aggravante di quasi un anno e mezzo a “singhiozzo”, ha portato ad alcuni cambiamenti anche nella mentalità degli automobilisti. La paura di spese impreviste e non controllabili sta facendo sì che una sempre maggiore fetta di mercato sia allettata da offerte “tutto incluso” per la gestione dell’auto e gli attori del mercato non sono rimasti fermi.

In un paese in cui l’unica costante di prevenzione in ambito automobilistico è l’RC Auto si tratta di una piccola rivoluzione che sta avvenendo da tempo. Le garanzie accessorie vendute dalle concessionarie sul nuovo e sull’usato (che spesso sono poi gestite da enti “terzi”), pacchetti assicurativi più competitivi, che oramai suddividono quasi ogni tipo di danno, dalla grandine al cristallo fino agli interventi di manutenzione straordinaria sul motore, infine il noleggio, la formula scacciapensieri per l’automobilista.
Nonostante le promesse, questo tipo di garanzie spesso nasconde parecchie insidie per gli automobilisti, perché le clausole che definiscono cosa è effettivamente coperto sono a volte davvero troppo tecniche per un automobilista, ma l’idea di non doversi preoccupare rappresenta per molti un faro nella notte, che attira i consumatori come falene.
Si può disquisire parecchio sul fatto che, probabilmente, la radice di questo fenomeno sia nella storica poca chiarezza tariffaria del nostro settore, ma è inutile guardare al passato se il futuro è destinato a essere differente.

Non c’è più spazio per l’improvvisazione e quello che è richiesto oggi è proprio la chiarezza tariffaria che spesso, vuoto per pieno, vuole trasformare gli interventi in costi standard indipendentemente dal mezzo. Così una frizione, una portiera montata, un tagliando si vorrebbe che fossero tutti parametrizzati su fasce di prezzo fisse (magari legate alla tipologia di mezzo). Per il liquidatore, questo, vorrebbe dire non mettere più mano alla “tecnica” riparativa, ma tratterebbe l’intervento come una prestazione standard e convenzionata. La sfida per il mondo dell’autoriparazione sarà invece quella di differenziare gli interventi in funzione della complessità, facendosi riconoscere il giusto per ogni intervento e per riuscire in questo intento non basterà più la conoscenza “tecnica” della riparazione, ma anche quella della contrattazione e del controllo dei costi.

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