Uno degli esercizi più praticati negli ultimi anni dai clienti e dai fornitori delle carrozzerie è quello di provare a diventare carrozzieri.
Ovviamente è una esagerazione, diciamo che molti oggi pensano a legare e fidelizzare le attività di autoriparazione sotto il proprio brand.
E così, dopo anni di tentativi di reti di assicurazioni (oggi ormai giusto delle fiduciarie), di produttori di vernici (oggi delle discrete palestre formative) e di distributori di autoricambi (che hanno avuto poca presa sul mercato), oggi ci riprovano i noleggi a lungo termine, con ALD Automotive e Arval come apripista.
Certo, il noleggio ha la forza della proprietà dell’auto e quindi anche della canalizzazione (ma è davvero così?), ma parliamo di numeri ancora piccoli per il mercato.
Indipendentemente dal successo o dall’insuccesso che tutte queste formule di aggregazione avranno sul mercato, la fotografia che ne esce è una sola: clienti e fornitori delle carrozzerie hanno la necessità di standardizzare il mercato, che ancora oggi è fatto di realtà molto disomogenee tra loro.
Fa sorridere pensare che per fare questo, oggi si pensi di certificare il fatto che le aziende debbano rispettare le leggi, come se qualcuno ne fosse esentato; oppure che un ministero abbia decretato per legge che tutti sono liberi di scegliere il proprio autoriparatore, purché quest'ultimo rispetti le linee guida di riparazione che poi nessuno ha messo nero su bianco (invito a leggere il testo dell’unica linea guida uscita per trovare un qualunque dettaglio tecnico che spieghi come deve essere svolta una lavorazione e con quali tecnologie e attrezzature).
Personalmente, da persona liberale, credo che sarà il mercato a fare pulizia di chi non è all’altezza della situazione e che l’evoluzione tecnologica rimarrà sempre un passo avanti rispetto agli impianti normativi. Altrimenti potrei definirmi anch’io un carrozziere.
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