Un comunicato della filiale italiana ha creato il panico, con seguito di minacce di ritorsioni dei riparatori italiani. Ecco perché l'azienda non ha colpe e boicottare i prodotti EU è una sciocchezza.
Lo scorso 6 marzo, con una mail inviata ai propri clienti (molti dei quali colorifici), l'azienda tedesca ha comunicato di star cercando soluzioni alternative per l'approvvigionamento di alcuni Dpi (tra questi anche le mascherine oramai note a tutti e identificate come FFP2 e FFP3) perché, si legge nella comunicazione, "lo 4 marzo scorso, il governo tedesco ha attuato restrizioni all'esportazione di specifici dispositivi di protezione individuale".
Ovviamente, 3M Italia si è attenuta alle norme varate da uno stato sovrano come la Germania e, se posso permettermi, ha anche annunciato di cercare soluzioni alternative di approvvigionamento (immagino dai magazzini sparsi negli altri paesi).
Come questo documento ha iniziato a circolare, sui soliti social si è alzata una enorme polemica: chi non comprerà mai più Dpi dell'azienda tedesca, chi inneggia a quelli Made in Italy, chi, preso dall'entusiasmo, si lancia in dichiarazioni autarchiche e mai più comprerà altro che non sia di italica origine.
La reazione è più che condivisibile: un paese che reputiamo amico ha attuato politiche protezionistiche a nostro danno. Pensare, però, che esistano dei prodotti Made in Italy che possano essere realizzati senza approvvigionamenti dall'estero è non aver chiaro come funziona l'economia. Illudersi, poi, che un paese come l'Italia, che vive di export principalmente verso i partner Europei, possa vivere senza di loro è fantascienza.
Detto questo, proprio mentre il caso Germania dilagava, la Francia ha deciso di requisire tutti i Dpi del paese, di fatto statalizzandone la gestione. L'export è diventata, quindi, una questione di stato.
Per fortuna viviamo ancora in un'Europa unita, seppur con collanti piuttosto blandi.
È, infatti, solo grazie all'intervento della Commissione Europea e alle minacce di sanzioni (cui noi italiani siamo abituati per il continuo bacchettamento su conti pubblici e quote latte) che la Germania ha deciso di fare macchine indietro e introdurre un addendum secondo cui “in casi di particolare disagio, possono essere autorizzate anche altre esportazioni e trasferimenti verso i suddetti Stati [con riferiemnto ai paesi Europei n.d.r.], nonché esportazioni verso altri Paesi terzi”. Già ieri sera fonti ancora non confermate hanno iniziato a parlare dell'invio di oltre un milioni di Dpi verso l'Italia.
Sempre la UE ha iniziato a monitorare la situazione in Francia, non escludendo, anche in quel caso, il ricorso a sanzioni europee nel momento in cui non fossero garantiti gli approvvigionamenti all'Italia.
N.B.
A scanso di ogni equivoco questo articolo non è stato né sponsorizzato né condiviso con 3M Italia.