Le abitudini dei consumatori, che poi sono le stesse della maggior parte delle persone, noi compresi, sono generalmente guidate dalla pigrizia. Qualsiasi scelta facciamo, inconsciamente cerchiamo sempre di limitare le energie per compiere qualunque azione e per ottimizzare i nostri tempi. Per questa ragione, paradossalmente, creiamo delle abitudini e proprio perché siamo pigri, per combattere l’apatia, abbiamo bisogno di introdurre delle routine.
Senza dover scomodare filosofi e letterati, che sulla pigrizia hanno fatto veri e propri trattati, da sempre ci interroghiamo sul fatto se la pigrizia sia utile o meno in un mondo sempre più frenetico (se lo chiedeva Socrate già nell’antica Grecia ed è poi tornato sull’argomento anche Jacques Leclercq nel 1930 con il suo “Elogio della pigrizia”).
Ma se la nostra tendenza è quella di essere svogliati è vero anche che le aspettative possono modificare i nostri atteggiamenti (scegliamo gli stessi ristoranti per comodità, perché li “conosciamo”, ma siamo disposti a sperimentare qualcosa di nuovo se qualcuno ci suggerisce un’alternativa).
Tutto quello che fino a ieri era vero è stato però travolto da una nuova modalità di comunicazione, che con gli ultimi due anni di pandemia ha modificato i nostri comportamenti.
Abbiamo dovuto forzatamente abbandonare alcune nostre abitudini: dagli incontri alla spesa al supermercato, fino alla rinuncia della più grande routine della storia dell’uomo, l’andare al lavoro.
Questa condizione ci ha fatto scoprire “nuove comodità” che, tuttavia, proprio per pigrizia non avevamo mai analizzato: crescono i consumi online, perché è più comodo farsi portare la spesa a casa che andarla a fare; crescono le videoconferenze, perché è meno faticoso e più pratico incontrarsi in una call conference che fare un viaggio per incontrare una persona magari lontana; cresce (forse anche troppo) la voglia di fare lo smart working in luogo della vita d’ufficio (ma qui potremmo discutere quanto a fare la differenza sia la “comodità” e quanto la flessibilità oraria e a volte la mancanza di controllo). Insomma, la pandemia ci ha fatto scoprire che la “vita” digitale può essere a volte più comoda di quella reale.
Un cambiamento di cui dovranno essere coscienti anche gli autoriparatori, perché le abitudini fanno presto a cambiare e anche i clienti più fedeli, che ci hanno sempre scelto per “abitudine”, oggi richiedono servizi sempre più “comodi”. A volte, dunque, può valere la pena sperimentare, provare nuove strade e offrire servizi mirati, come ad esempio la presa e la riconsegna a domicilio di un mezzo o il tracciamento dei lavori dal telefono, perché la pigrizia vince anche sull’abitudine…