Perché non si trovano giovani nel mondo dell’autoriparazione? Come dare ulteriore lustro al mercato aftermarket?
Il problema della carenza di manodopera professionale è ormai all’ordine del giorno ed è un tema che preoccupa molto anche a livello istituzionale, al pari della ripresa economica e dell’inflazione. Le ragioni della mancanza di manodopera sono molteplici, complesse, ma soprattutto variano da settore a settore.
Quello dell’autoriparazione, ad esempio, manca da diversi anni di tecnici qualificati: dal carrozziere al meccatronico, dal gommista all’addetto del negozio di ricambi.
Ma perché non si trovano giovani che vogliano lavorare nel mondo dell’autoriparazione? Da una parte sicuramente esistono una serie di pregiudizi sul mestiere e perciò molti giovani diplomati (e non) sono restii a intraprendere una carriera professionale di questo tipo. Dall’altra parte, però, è anche vero che manca la conoscenza di cosa sia oggi il lavoro in officina o in carrozzeria, perché il mestiere è un po’ cambiato rispetto agli anni passati.
Il lavoro dell’autoriparatore, infatti, oggi è sempre più cruciale per il futuro del paese: i riparatori sono i garanti della mobilità delle persone e ricoprono un ruolo di primaria importanza nella società. Servirebbero, dunque, nuovi percorsi scolastici, ma anche una politica finalmente costruttiva e delle iniziative che possano facilitare l’incontro tra aziende e giovani.
In particolare, le aziende del nostro settore possono fare davvero la differenza poiché grazie alle loro competenze e conoscenze hanno le capacità e il giusto tatto per sensibilizzare i giovani verso un settore che può sicuramente garantire uno stipendio e una crescita professionale. Ogni realtà, ovviamente si arrangia come può, ma per dovere di cronaca c’è da dire che già molte aziende del mondo automotive aftermarket fanno la loro parte e hanno instaurato rapporti di collaborazione sia con università sia con scuole professionali italiane.
Un problema internazionale
Il problema della carenza di manodopera, però, non riguarda solo il nostro paese, ma anche l’Europa e i territori Oltreoceano. Una nota rivista di settore americana (FenderBender n.d.r.), ad esempio, ha chiesto il parere di Steve Leal, il presidente e CEO del gruppo canadese Fix Network World, società madre a cui fa capo il network di carrozzerie Fix Auto.Dalla sua posizione privilegiata, Leal dichiara che la mancanza di operatori qualificati, soprattutto in carrozzeria, è una tematica che lo preoccupa da diversi anni: “Ogni struttura di riparazione ha bisogno di persone formate e di talento a tutti i livelli, che contribuiscano al successo dell’impresa. Non è facile trovarle: tutti i settori, non solo quello della riparazione, sono infatti alle prese con l’ostacolo della carenza di manodopera.
Parlando del nostro mondo, oggi i giovani non sono particolarmente attratti e, purtroppo, non sono molto interessati a lavorare in una carrozzeria o in un’officina. C’è poi da considerare che l’età media delle persone che attualmente lavorano in carrozzeria o in officina è abbastanza elevata ed è per questo che sono preoccupato per il futuro del settore”.
I consigli di Steve Leal
Le domande, dunque, sono le seguenti: come possiamo creare posti di lavoro in carrozzeria o in officina? Come possiamo aumentare la notorietà del mercato aftermarket? Su cosa puntare per costruire un’impresa di successo? Steve Leal risponde con quella tipica franchezza e semplicità che lo contraddistingue a tutti questi quesiti.“Per prima cosa è necessario cambiare la percezione del settore: l’aftermarket, infatti, è spesso visto come un mercato dominato dagli uomini e fisicamente impegnativo. Tuttavia, non è così: la mia squadra, ad esempio, è composta da uomini e donne, cioè personalità che gestiscono, che guidano e che sono aperte al cambiamento.
Un altro aspetto è quello legato ai compensi e agli incentivi: molti imprenditori, infatti, hanno messo mano al portafoglio sia per trattenere i lavoratori più qualificati, sia per incentivare nuove persone a legarsi al team. Il mio consiglio perciò è quello di offrire uno stipendio equo e giusto ai propri dipendenti e pensare a degli incentivi, che possano incuriosire e incentivare, appunto, nuovi lavoratori. Alcuni manager che conosco, inoltre, hanno ridotto il periodo di prova a soli tre mesi e hanno concesso orari più flessibili. Altri incentivi, particolarmente apprezzati, sono ad esempio delle sessioni di formazione realizzate all’interno della carrozzeria che permettono ai nuovi assunti di accrescere le proprie competenze direttamente sul posto di lavoro.
Un altro consiglio che mi sento di dare ai professionisti del settore è quello di comunicare e collaborare con i componentisti, soprattutto con quelli che trattano il primo impianto.
Noi come gruppo, inoltre, offriamo uno strumento utile, pratico ed economico per tutti, facilmente replicabile. Noi sfruttiamo il web per trovare nuove leve e offriamo ai nostri franchisee una sorta di “bacheca” virtuale all’interno della quale le carrozzerie possono pubblicare i loro annunci di lavoro, segnalando i requisiti che ricercano. Con questo strumento, dunque, le carrozzerie affiliate possono trovare la figura che stanno cercando in poco tempo.
Occorre, poi, giocare di anticipo e coinvolgere subito i giovani al termine del loro percorso scolastico, creando così nuove sinergie. In particolare, bisogna scommettere sui ragazzi delle scuole professionali, che hanno già determinate competenze e che conoscono i trend del mondo automotive”, dichiara Steve Leal.
Il presidente di Fix Network World, rivolgendosi ai titolari di carrozzerie, ha poi ripreso il concetto del team e l’importanza del lavoro di squadra: “Coinvolgere sempre la propria squadra, inoltre, è fondamentale per costruire un team vincente. Il mondo automotive sta cambiando rapidamente, più di quanto pensiamo, e perciò è necessario migliorare ogni giorno le conoscenze di tutti: permettere ai propri dipendenti di partecipare a training e sessioni formative sulle nuove tecnologie diventa perciò fondamentale. Insomma, offrire al proprio staff questa opportunità dimostra che hai a cuore i loro interessi.
Creare un ambiente di lavoro positivo, inoltre, garantisce più successo nel tempo perché aumenta le “good vibes” e il benessere di tutti. Un ambiente sano può far sentire anche i nuovi arrivati parte di una grande famiglia.
Per concludere, credo che il problema della carenza di manodopera non sparirà come per magia. Ci vorrà sicuramente del tempo per trovare una soluzione, ma il problema va affrontato a testa alta”, conclude Steve Leal.