Hertz non regge il lockdown, imposto per fronteggiare il Coronavirus, fa ricorso al “Chapter 11” e dichiara bancarotta in Stati Uniti e Canada, ma le attività proseguono.
La procedura “Chapter 11”, in sintesi, che è una norma della legge fallimentare statunitense, consente alle società che non possono rimborsare il proprio debito di riorganizzarsi.
“L’impatto del Coronavirus è stato improvviso, drammatico e ha causato un brusco calo delle entrate dell’azienda e delle prenotazioni future. Hertz ha intrapreso azioni immediate, dando priorità alla sicurezza e alla salute di dipendenti e clienti, eliminando tutte le spese non essenziali per preservare liquidità. Tuttavia, permangono incertezze su quando torneranno a crescere le entrate e sulla ripresa del mercato dell’auto. Tutto questo ha perciò reso necessaria l’istanza di fallimento”, scrive l’azienda sulla nota ufficiale.
Hertz, però, nonostante la bancarotta, vuole continuare a rimanere in affari ed è al lavoro per provare a trovare una stabilità economica e finanziaria che le permetta di rimanere in attività.
La società, inoltre, segnala che ha a disposizione oltre un miliardo di dollari in cash per supportare il servizio durante la riorganizzazione.
Segnaliamo che per ora l’istanza di fallimento riguarda solamente il mercato degli Stati Uniti e del Canada. Nell’istanza, infatti, non sono incluse le attività del gruppo in Europa, Australia e Nuova Zelanda.
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