News | 19 Aprile 2020 | Autore: Tommaso Caravani

​Il mondo dell’auto dopo il Covid-19

Come cambieranno le abitudini degli automobilisti nel prossimo futuro? Forse è ancora presto per valutare l’impatto del Coronavirus sulla mobilità ma qualche considerazione si può già iniziare a fare, perché “pensare al futuro” è una delle caratteristiche degli imprenditori.



Come cambierà la mobilità nei prossimi mesi/ anni? È una domanda complicata e sicuramente nessuno ha una sfera di cristallo per poterlo sapere. Di certo qualcosa cambierà, perché gli effetti del Covid-19 sulle nostre relazioni sociali sono destinati a durare anche oltre la fine dell’isolamento forzato.
Quello che viene oramai comunemente chiamato “distanziamento sociale” è destinato, secondo tutti i pareri degli esperti, a durare per parecchi mesi, anche quando le attività lavorative riprenderanno (e tutti ci auguriamo che sia il prima possibile e con la massima tutela dei lavoratori) rimarranno indicazioni a evitare gli assembramenti e in generale a rivedere tutta la nostra interazione sociale così come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi (addio baci sulle guance, abbracci agli amici e una nuova diffidenza, mai sperimentata in questa formula, con chi non si conosce). 
Cambiamenti sociali importanti, che magari non riguarderanno i più giovani (per cui la quarantena, con scuole chiuse e promozione garantita potrebbe quasi essere una sorta di “vacanza” disagiata) ma che impatteranno sicuramente sulla generazione più produttiva.
Iniziamo allora a pensare quali sono state le grandi e piccole rivoluzioni degli ultimi anni e immaginiamo come potrebbero venire influenzate dal post-pandemia.

Car Sharing

Il car sharing è sicuramente uno dei servizi che ha subìto e subirà il maggior colpo a causa del virus. La condivisione di un bene in sicurezza sarà difficile da immaginare anche solo come limite mentale. Già oggi alcuni dei maggiori operatori sul mercato, per far fronte al crollo delle “prese” hanno iniziato a ripensare il business. Servizi come ShareNow (che gestisce, tra le altre cose, Car2Go e DriveNow) si sono lanciati su formule che sono una via di mezzo tra il noleggio a breve termine, tipico dei rentalcars, e quello a medio (sempre più in voga tra le compagnie di lungo termine).Così durante la quarantena è possibile noleggiare una vettura di share now per un mese, con lo slogan “Un pacchetto esclusivo di 30 giorni: un'auto tutta tua per 30 giorni al prezzo di costo”. Una modalità che probamente è destinata a perdurare e che già ha toccato anche altri attori della sharing comunity legata alla mobilità: se società come Cooltra, che noleggia scooter sia a medio termine che in sharing già da tempo utilizza questo doppio canale, quasi tutti gli altri operatori di e-mobility in sharing sono stati costretti almeno ad analizzare il modello, quando non a riproporlo. Ma su questo terreno troveranno un nemico agguerrito.

Rent a car

Sono state le società di noleggio a breve termine, che hanno visto crollare l’attività con il blocco della mobilità, ad aver pensato per prime a un ricollocamento strategico della propria offerta. 
Se fino a ieri la maggiore attività dei “rent a car” era nei pressi degli aeroporti con noleggi legati al turismo (di svago e professionale), ora sono costrette a rivedere completamente il modello di business, perché anche se la ripresa ci sarà, prima che gli spostamenti raggiungano i livelli pre-pandemia passerà del tempo e non è detto che tornino mai ai livelli precedenti. Una delle conseguenze della crisi sanitaria è stata la digitalizzazione degli italiani e lo sdoganamento di piattaforme di comunicazione online anche in ambito lavorativo, cosa che impatterà in maniera importante sul turismo di affari. D’altra parte, almeno per quest’anno, il turismo estivo sembra destinato prevalentemente a rimanere autoctono, cioè rinchiuso entri i patri confini: ma se i turisti non verranno in Italia, chi noleggerà le auto? Ecco allora che il rent a car cerca di ritagliarsi una fetta di mercato su quella fascia di popolazione che l’auto ancora non la ha, ma anche su chi si sposterà per le vacanze in Italia. La formula che va per la maggiore è proprio quella del noleggio mensile (proposto un po’ da tutti) con un ampliamento del raggio di azione di utilizzo per i clienti e comunicazione incentrata proprio sul vantaggio di un’auto “in esclusiva” per un mese.

Il noleggio a lungo termine

Chi soffrirà meno, invece è probabilmente il noleggio a lungo termine. Le grandi società che hanno optato per questa modalità di gestione del parco auto, verosimilmente, continueranno su questa via, per quanto riguarda le auto di proprietà. Certo è che la crisi economica, che seguirà a quella sanitaria, potrebbe portare a piani di ridimensionamento del parco veicoli; ci attendiamo inoltre che il tempo medio di noleggio aumenti progressivamente (già oggi molte aziende hanno rinnovato contratti in scadenza sfruttando le occasioni offerte dal prolungamento di contratti preesistenti). Questo significa che, almeno nel prossimo futuro, il noleggio sarà sempre più protagonista pure del settore della manutenzione auto, perché l’invecchiamento del parco circolante porterà sicuramente una richiesta maggiore di interventi. 
Ma se la contrazione del fatturato delle società di noleggio a lungo termine sarà limitata, probabilmente assisteremo ad un importante rallentamento dei nuovi piani di sviluppo. Non è un segreto che tutto il comparto del noleggio a lungo termine fosse oramai arrivato quasi alla saturazione del settore aziendale di un certo livello (cioè di tutte le grandi aziende in cui la gestione terziarizzata del parco veicoli rappresentasse un vantaggio gestionale prima ancora che economico) e che, da qualche anno, l’attenzione fosse tutta rivolta alla prateria rappresentata dagli utenti privati. E così, se anche le società di lungo termine hanno iniziato ad esplorare le formule di mid term, come il noleggio mensile (dove però si troveranno come concorrenti le società di cui sopra) era proprio sul noleggio a lungo termine ai privati che speravano di ampliare la propria fascia di clientela. Negli ultimi anni la comunicazione e gli investimenti sono stati importanti e, ancora oggi, su tutti i portali delle principali compagnie appaiono comparatori che mostrano i vantaggi del noleggio rispetto alla proprietà. A dir la verità si tratta di concetti ancora un po’ contorti, perché la maggior parte delle persone non sa comparare il costo totale di vita di un veicolo con una rata mensile. Eppure proprio questa formula sarà con molta probabilità rallentata dal Covid-19. Vediamo perché.

Il “vecchio” nuovo e il ruolo dei concessionari

Per capire il contesto è bene considerare cosa ha comportato la pandemia per il mondo automotive. Lo stop dovuto al contenimento sanitario ha condotto alla chiusura del commercio di automobili, mettendo in crisi tutta la filiera distributiva del segmento. I grandi gruppi di concessionari (cresciuti a dismisura in questi anni, in Italia e non solo) si sono trovati con un problema doppio. Da una parte l’espansione, nell’ultimo decennio, è stata in larga parte finanziata dal sistema creditizio, investimenti a “leva” che probabilmente non rientreranno nel breve periodo, dall’altra i dealer si trovano oggi con i piazzali pieni di auto invendute. 
Ma le vetture parcheggiate nei concessionari sono un bene deperibile: il tempo fa la sua parte e, anche se l’uscita di nuovi modelli è al momento bloccata (anche perché le case automobilistiche sono ferme) è evidente che il costo di immobilizzazione finanziaria (soldi letteralmente parcheggiati) va a sommarsi a quello di manutenzione. Due mesi fermi per un’auto sono costi: dalla batteria alle gomme, fino al lavaggio di pre-consegna: e stiamo parlando del migliore dei casi.
La crisi di liquidità e lo stock di invenduto determineranno probabilmente la più grande svendita di veicoli nuovi sul mercato, magari in raccordo con le attività della casa madre: quest’ultima potrebbe proporre formule di finanziamento ai privati per consentire a una vasta parte di popolazione di permettersi il cambio e al tempo stesso cercare di marginare qualcosa proprio sul servizio finanziario.
Nonostante questo, molti concessionari non supereranno la crisi, creando un buco distributivo dovuto in larga parte alle scelte e alle politiche delle stesse case automobilistiche degli ultimi anni, che hanno sempre spinto sulla rete distributiva per “pompare” i numeri delle vendite. Il fenomeno dei km 0, con il lockdown di marzo, ha fatto sì che molte auto, già acquistate dai concessionari, siano rimaste invendute, gravando ancor di più sui conti in crisi dei dealer. A questo di aggiunga una marginalità oramai quasi azzerata ed ecco che, se già prima della crisi le concessionarie diminuivano in maniera costante, ora potrebbe esserci una ecatombe. 

Un circolante più vecchio

Ma se la rete distributiva delle auto è in crisi, inizieranno ad affacciarsi fenomeni differenti, primo tra tutti l’online. Già oggi alcuni operatori di auto usate online stanno crescendo in Italia: con molte vetture disponibili sul mercato e la rete distributiva in difficoltà, probabilmente questa formula crescerà nei prossimi anni. Una delle certezze che accumuna quasi tutti gli operatori, infatti, è che il parco circolante, nei prossimi tempi, invecchierà ulteriormente. Ovviamente nessuno ha formule matematiche che possano garantirlo (così con nessuno può escludere una ripresa rapida, anche se difficile da immaginare ad oggi) ma basta un po’ di buon senso. Finita la sbornia da canti sui balconi, superata la noia della ripetitività dei giorni casalinghi, gli italiani iniziano a riflettere sul proprio futuro economico. La cassa integrazione è già una realtà per molti dipendenti, mentre i professionisti hanno visto crollare i propri fatturati, così come la maggior parte degli imprenditori (uniche eccezioni, il mondo medicale e quello alimentare). Ad oggi si stima che il calo del Pil a fine anno sarà del 20% (una cosa mai vista) e secondo alcuni corvi del malaugurio sarà ancora maggiore.
La crisi insomma, che già oggi ha portato milioni di italiani a riempirsi la dispensa con sacchi di farina e beni di prima necessità, porterà a una rimodulazione della spesa, con più attenzione al risparmio. Ecco allora che l’auto, bene mobile per definizione ma quasi investimento immobile per le cifre, sarà “mantenuto” il più possibile, per essere poi sostituito con il minor impegno finanziario possibile. 
D’altronde la vettura di proprietà si è presa una bella rivincita con questa epidemia: ambiente personale e privato, rappresenta, ad oggi, il miglior mezzo di spostamento in grado di prevenire il rischio di contagio. È quindi probabile aspettarsi che anche alcune delle fasce di popolazione meno abbienti, che fino ad oggi hanno utilizzato i mezzi pubblici, possano rivalutare l’acquisto di un usato di ottava mano per garantire la propria salute, contribuendo ancora di più all’invecchiamento del circolante.

Città e provincia: l’Italia sempre più divisa

Ma l’utilizzo dell’auto personale porta a galla un altro problema di dimensioni titaniche. Negli ultimi anni, tutte le grandi amministrazioni comunali hanno puntato sullo spostamento condiviso: dai noleggi in sharing ai mezzi pubblici. Una mobilità di fatto a contatto con gli altri, mentre il Covid-19 ha richiesto un distanziamento sociale a tutti i livelli.  E così, se in provincia probabilmente un maggior uso delle auto personali non cambierà di molto lo stile di vita, nei grandi centri urbani ci sarà una nuova emergenza da gestire. Fino all’8 marzo 2020, infatti, il mantra comune è stato quello di chiudere gli accessi alle grandi città alle auto, limitando i parcheggi (anche quelli a pagamento), ponendo barriere alla mobilità con l’auto privata (i famosi “varchi”) e spingendo tutti verso l’uso di mezzi pubblici (spesso mettendo a nudo le carenze del sistema di trasporto pubblico). 
Ora che tutto è saltato bisognerà capire come garantire ai cittadini di recarsi sul luogo di lavoro in sicurezza.
Questo è un dovere della classe politica che d’altronde potrebbe incidere attivamente su tutte le analisi svolte fino a qui, purché ci si prenda la responsabilità di effettuare delle scelte e si sia chiari nella direzione in cui si vuole andare.

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