In particolare tutti i nuovi veicoli, siano essi auto, furgoni, truck e bus, dovranno ben presto obbligatoriamente essere equipaggiati con sistemi come frenata automatica di emergenza, predisposizione a etilometro integrato, riconoscimento sonnolenza e soglia di attenzione, registrazione in caso d’incidente, avviso di frenata d’emergenza, cruise control adattativo, mantenimento attivo dell’auto in carreggiata, telecamera di retromarcia o sensori di prossimità.
Obiettivo ADAS: impatti zero
Sviluppare gli ADAS è determinante per la riduzione degli incidenti, naturalmente. In Italia si calcola che attualmente circolino 38,5 milioni di auto, a cui si aggiungono 5 milioni di veicoli merci. L’età media del parco è ancora abbastanza alta, circa 11 anni. Secondo un recente seminario promosso da ACI, si calcola che nei 175.000 incidenti denunciati nel 2017, si siano registrati oltre 3.000 morti e 17.000 feriti di una certa gravità.Al primo posto degli incidenti vi è la distrazione, poi la mancata precedenza e infine l’elevata velocità. C’è da dire però che le auto sono sempre più sicure. Non solo lo dicono i dati, ma è stato svolto anche un crash test tra un’utilitaria del 1997 (Rover 114) e una del 2017 (Toyota Yaris) con risultati ben visibili.
Secondo i dati nazionali poi, nel 2017 il numero dei morti per incidenti auto si è abbassato di oltre il 60% rispetto al 2001, di quasi il 50% in meno nel caso di veicoli trasporto merci, di circa il 49% in meno per pedoni, del 30% in meno per i ciclisti e del 13% in meno in caso di moto.
Un piano europeo, ancora sperimentale, prevede proprio l’avvicinamento alla guida autonoma o assistita, ovvero proprio di quelle vetture dotate di sistemi ADAS sempre più “umanizzati”.
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