Approfondimenti | 25 Luglio 2024 | Autore: A cura della redazione

​IBIS: problemi globali nel mondo della carrozzeria

Un convegno verticale sul settore carrozzeria, che pone le sfide globali del settore e fotografa un’evoluzione del mercato che può essere interpretata come un limite o come un’opportunità.


Non tutti conoscono IBIS (acronimo di International Bodyshop Industry Symposium), tanto che molti confondono questo evento con una famosa catena di alberghi. In realtà, IBIS è ormai un’organizzazione che tiene diversi eventi regionali in varie parti del mondo, oltre all’evento principale, che quest’anno si è svolto in Grecia, a Rodi, dal 21 al 23 maggio scorsi.
 
L'IBIS Global Summit vede come protagonisti tutti i principali attori che ruotano attorno al mondo dell'autoriparazione e quindi rappresenta un osservatorio privilegiato per comprendere i cambiamenti globali che stanno interessando questo mercato. Tra l'altro, quest'anno, per la prima volta nella sua storia, anche il nostro giornalista Tommaso Caravani ha avuto il privilegio di essere invitato come relatore a spiegare come funziona il mercato italiano, visto sempre come un caso a parte nei contesti internazionali.

Ma tornando al simposio, vediamo alcuni trend globali che, anche in Italia, rappresentano delle vere e proprie sfide per il settore.

Attrattività del settore

Tra tutte le sfide, quella del personale è probabilmente la più cruciale. La mancanza di giovani che vogliano intraprendere la carriera di tecnico di carrozzeria o verniciatore è evidente. I giovani sembrano essere poco interessati al lavoro manuale e sono estremamente cauti riguardo ai rischi per la salute professionale e all'ambiente di lavoro.
 
Il problema è veramente globale, e una carrozzeria media della provincia americana fatica a trovare dipendenti proprio come i suoi colleghi in Australia, Francia o Taiwan. Sempre più datori di lavoro del settore comprendono il problema e offrono stipendi superiori alla media dell’industria e piani di sviluppo professionale. Il tutto concentrandosi nel rendere più attrattivo anche il luogo di lavoro, in modo da svecchiare l’immagine dell'autoriparazione.
 
Ciò che è emerso dal convegno è che ogni datore di lavoro dovrebbe avere un piano per attrarre persone, esattamente come fa per attrarre clienti. In effetti, dobbiamo capire che esiste una vera competizione per ottenere i migliori talenti disponibili. 
Il punto chiave di questa discussione è che una carriera nell'industria dell’autoriparazione dovrebbe essere rivalutata nella mente dei potenziali dipendenti (e persino dei loro genitori) perché ancora oggi la carrozzeria è vista come un lavoro sporco e mal pagato, legato a una carriera tecnologicamente poco avanzata, quando in realtà si tratta di un’industria avanzata che può offrire un eccellente ambiente di lavoro e anche benefici economici.

L'AI è già arrivata

L'intelligenza artificiale è arrivata nel settore della carrozzeria per rimanervi, su questo quasi tutti i relatori sono stati concordi. Ad oggi, la maggiore applicazione è legata al marketing e alla scrittura di testi, ma si tratta solo della punta di un iceberg ancora quasi completamente sommerso. Il principale progresso sarà probabilmente nelle procedure di preventivazione e calcolo dei consuntivi, e proprio questa innovazione porterà a nuovi conflitti tra compagnie assicurative e carrozzerie.
 
Il motivo è presto detto: l’intelligenza artificiale può incorporare milioni di casi di incidenti e fare una stima il più accurata possibile, ma i risultati che produce dipendono dal “training” che le viene fatto fare.

La seconda vita della stampa 3D

Un altro argomento interessante è stato quello della tecnologia di stampa 3D applicata all'industria della riparazione di carrozzeria. A parte la moda nata qualche anno fa legata al lancio di questa tecnologia, quando cioè molti hanno acquistato una prima stampante a filo immaginando di stampare dei palazzi, oggi la stampa 3D è entrata in una nuova fase di maturità.
 

Non è un segreto che oggi la fornitura dei ricambi rappresenti spesso un collo di bottiglia nell’attività di riparazione. A causa di innumerevoli cause, dalla pandemia alla guerra, oggi la carenza di ricambi comporta attese anche di settimane per poter chiudere una lavorazione altrimenti veloce. Spesso, poi, a essere carenti sono parti di piccole dimensioni, particolari in plastica magari fondamentali per la chiusura di un veicolo.
 
Oggi la tecnologia permette di stampare molti di questi particolari di montaggio direttamente in loco e quello che si chiedono molti manager è solo se le case auto potranno mai concedere in licenza un software con tutti i pezzi in file digitali pronti per essere stampati e sostituiti oppure se bisognerà reingegnerizzare ogni pezzo per poter essere stampato in 3D. Quale che sia la scelta, molte aziende hanno già iniziato a investire nel settore e l’occasione è stata quella di capire come opera una di queste aziende, Headlights (headlights.com), che ha iniziato negli Stati Uniti un progetto proprio per la riparazione dei fari grazie alla stampa 3D.
 
Il principale vincolo rimane il costo dell'hardware e del software. Le stampanti 3D sono costose e al momento è difficile per le carrozzerie investirvi. Inoltre, manca ancora un quadro legale di riferimento, ragion per cui probabilmente ci vorrà ancora del tempo per vedere questi componenti arrivare in maniera massiccia, ma sicuramente è un trend che è iniziato.

Elettrici con incidenti

Fatta eccezione per il nostro paese, quello che emerge da IBIS 2024 è che i veicoli elettrici a livello globale stanno crescendo in maniera sostenuta. La diminuzione dei costi dei veicoli elettrici, insieme agli incentivi governativi e l'aumento dei prezzi dei carburanti tradizionali, ha portato a un numero crescente di veicoli elettrici sulle strade di molti paesi. 
Inevitabilmente, c'è una crescente domanda di officine specializzate che abbiano la conoscenza della riparazione dei veicoli elettrici. Nel Regno Unito, ad esempio, EV Bodyshops (evbodyshops.co.uk) è stata fondata per soddisfare in particolare i clienti dei veicoli elettrici.
 
Ma un altro dato interessante fornito durante il simposio, portato sul palco da Fredrik Karlsen, CEO di INTAKT BILSKADE, la più grande catena di carrozzerie indipendenti della Norvegia, è che il suo paese ha il maggior numero di veicoli elettrici in proporzione alla popolazione.
 
Secondo i dati in possesso di Karlsen, nei primi anni di vita dei nuovi veicoli a batteria il tasso di incidentalità è cinque volte superiore a quello delle vetture a alimentazione tradizionale. Questo perché le persone non sono abituate alle accelerazioni dei veicoli elettrici e, nonostante le migliaia di ADAS, semplicemente tamponano le vetture che le precedono alla ripartenza. Può essere che si tratti di un fenomeno transitorio, ma ancora oggi in Norvegia (così come in altri paesi) le auto elettriche continuano a causare più incidenti delle loro corrispettive a carburante.

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