Approfondimenti | 08 Settembre 2020 | Autore: Tommaso Caravani

​La guerra dei pagamenti digitali nel mondo dell’auto

L’auto connessa è una realtà, ma non sempre, quando si pensa a questa tecnologia, si capisce la portata o le conseguenze dirette che avrà sulla mobilità e sulla vita delle persone, ancora meno nel post-vendita. Cerchiamo allora di vedere cosa sta già succedendo e quali saranno i prossimi cambiamenti in arrivo.

 

Il susseguirsi di notizie che riguardano il mondo dell’auto e della tecnologia sembra non avere sosta. Solo per fare qualche esempio, Telepass ha presentato il nuovo sistema Telepass Pay, Amazon ha lanciato in Italia il suo Amazon Alexa Car e Apple ha introdotto la funzione “key car” sugli iPhone 11, SE seconda generazione, XR e XS.

A parte Telepass, che già opera nel mondo automotive da anni, tutti gli altri sono attori che con l’auto hanno poco a che fare, ma che è difficile ignorare. Se ne sono accorti anche i produttori di veicoli, e infatti, dall’altra parte della barricata, molte case auto hanno inserito nei propri software sistemi di pagamento diretto e lanciato App per far comunicare l’auto con il telefono.
Infine, giusto per rendere la faccenda un po’ più complessa, sempre prima dell’estate, sono stati lanciati i sistemi di pagamento semplificato di PayPal e Whatsapp, che a una prima occhiata potrebbero sembrare estranei al mondo automotive, ma che in realtà sono talmente importanti da riguardare qualsiasi settore commerciale.
Come tutte le cose semplici, pagare diventa un problema complesso quando si parla di informatica e in particolare di informatica legata all’auto.

Per capire però di cosa stiamo parlando basti pensare che una stima del governo americano identifica in circa 230 miliardi il giro di affari legato ai pagamenti direttamente dall’auto (secondo altre stime si possono tranquillamente superare i 300 miliardi). Solo negli Stati Uniti, ad esempio, 135 milioni di persone passano una media di 51 minuti in auto al giorno e in Europa un lavoratore su cinque passa oltre 90 minuti in auto mentre si reca o torna dal lavoro.
A spiegare la potenzialità del commercio legato all’auto ci pensa uno studio condotto da VISA nel 2018 negli Stati Uniti: gli automobilisti americani hanno speso oltre 210 miliardi di dollari in un anno nell’acquisto di carburante, parcheggi, cibo, caffè, generi alimentari e non come parte del proprio tragitto lavorativo. Prodotti e servizi che sono stati acquistati direttamente dall’auto o nelle immediate vicinanze e cercando di farlo nella maniera più semplice e veloce possibile.

E qui entra in gioco il futuro dei pagamenti, perché le case auto, così come i gestori di carte, le banche e gli operatori dell’Information Technology, hanno messo nel mirino questa enorme mole di soldi transati e ognuno rivendica il proprio spazietto all’interno dei sistemi di pagamento e cerca di mettere la bandiera su quello che potrebbe diventare l’auto del futuro: un portafoglio con quattro ruote.
 

La vecchia e nuova storia dei pagamenti dall’auto

Quando si parla di elettronica, date anche moderne sembrano lontane nel tempo. Se oggi pagare con una carta in modalità wireless o pagare qualcosa digitalmente è scontato, basti pensare che solo qualche anno fa circolavano ancora moltissime resistenze per i pagamenti online.

Nel mondo dell’auto quindi, pensare che la corsa ai sistemi di pagamento sia iniziata nel 2015, cioè cinque anni fa, può essere considerato tanto come un tempo lunghissimo quanto come molto vicino a seconda del punto di vista. In ogni caso è questa la pietra angolare che ha dato il via alla corsa alla digitalizzazione dell’auto, perché in quell’anno il colosso petrolifero Shell ha lanciato un sistema di pagamento in mobilità nel Regno Unito (Fill Up & Go) che si interfacciava con Apple Pay, Andoid Pay e PayPal.

Da lì in poi è stata una corsa a tappe: nel 2016 Mastercard ha stretto una partnership con General Motors e IBM per gestire i pagamenti nel sistema OnStar Go di GM. Nel 2017 Jaguar e Shell hanno lanciato il sistema di pagamento direttamente dall’auto per il carburante e nel 2018 Honda ha rivelato al CES (Consumer Electronic Show) di Las Vegas una partnership con Visa per un sistema di pagamento che mette in comunicazione l’auto con la carta e permette pagamenti via Bluetooth. Sono poi arrivate Chevrolet (aprile 2019) sempre in partnership con Shell, General Motors, che ha aggiunto al suo sistema di poter preodinare caffè e carburante o prenotare un ristorante, fino a Hyundai, che a maggio del 2019 ha annunciato la collaborazione con Xevo. Quest’ultima è una società che garantisce la comunicazione tra le auto, le carte di credito e fornitori di servizi e prodotti e che è stata scelta, sempre nel 2019, anche da FCA per il suo U-Connect. Soluzioni analoghe o simili sono già disponibili per BMW, Daimler e quasi ogni altro brand automobilistico.

Ma allora perché tanta attenzione? Se ogni casa auto ha un suo sistema di gestione dei pagamenti, quale è il problema?
In questi casi mi piace citare un adagio di Giovanni Falcone, che pur riferito a un contesto completamente differente, era solito affermare che per arrivare al nocciolo delle questioni era necessario “seguire i soldi” e quando si parla di pagamenti la questione è di centrale importanza.
 

Chi gestisce cosa

Nella gestione dei pagamenti dall’auto, così come in quella da telefono o anche con una qualsiasi carta (di credito o di debito) è fondamentale comprendere i ruoli dei vari attori, perché alla fine tutto si traduce in una commissione sulla transazione. Tuttavia sarebbe riduttivo pensare solo alle commissioni.
I soldi, nei processi di pagamento, si nascondono anche dietro all’enorme mole di dati che vengono gestiti e alla capacità di orientare le scelte degli automobilisti. Ecco allora che interessi differenti convergono: le case auto, che hanno interesse ad aumentare i propri introiti e fidelizzare gli automobilisti (anche attraverso il post-vendita), gli istituti di credito, interessati alle commissioni così come molti giganti dell’high tech sono interessati ai dati, nuova frontiera del business del presente e del futuro.

È quindi importante capire quali sono i ruoli all’interno di un sistema di pagamenti. Per effettuare un pagamento online, infatti, esistono differenti tipologie di servizio: piattaforme di service providers (come Apple o Google Pay), gestori di servizi completi (come Amazon, che permette di effettuare e ricevere pagamenti), servizi di accounting (come PayPal che gestisce direttamente i soldi dell'utente come se fosse un conto corrente), connettori (ad esempio le banche i loro sistemi interni), gestori dei messaggi (come le carte di credito che inviano notifiche di avvenuto pagamento).
Ognuna di queste attività può esaurire completamente il processo di acquisto o possono essere mixate tra loro, spesso più servizi concorrono a migliorare l’esperienza dell’utente.
La grande battaglia è proprio sul gestire questi nodi informativi, cioè la rete di servizi che permette lo scambio di denaro.
 

Vecchi player per nuovi business

È evidente che le case automobilistiche, così come i produttori OE di sistemi integrati per l’infotainment giochino un ruolo da protagonisti in questa evoluzione: alla fine tutto il processo di pagamento potrebbe essere gestito direttamente dall’auto tramite l’impianto multimediale, il famoso schermo che ormai domina la console centrale di tutte le vetture nuove.

Ovviamente però non sono l’unico attore che punta al pagamento in auto. Di recente, ad esempio, Telepass, società che da sempre gestisce i pagamenti wireless della rete autostradale italiana, ha presentato i nuovi servizi Telepass Pay Next. In sostanza il dispositivo, utilizzato da 6,2 milioni di utenti già nel 2018, diventerà smart e, tramite comando vocale e interfaccia con lo smartphone permetterà una serie di nuove funzioni: dal pagamento del carburante, alla prenotazione e pagamento del lavaggio auto (Telepass ha stretto un accordo con la società Wash Out che promette il lavaggio a domicilio), senza contare le ZTL (già gestite), i parcheggi, la possibilità di noleggiare auto (in accordo con Arval) e nuovi e innovativi servizi, come l’“InCar-Delivery”, con cui ordinare prodotti da farsi consegnare direttamente nel bagagliaio dell’auto.
 

Nuovi player per vecchi business

Quelli di Telepass sono tutti servizi nuovi per la società posseduta da Atlantia, ma che rappresentano invece una normalità per chi, fuori dall’abitacolo, gestisce già da tempo i pagamenti del proprio e-commerce. La scommessa più importante l’ha fatta quest’anno Amazon, con il lancio ufficiale (da giugno anche in Italia) di Alexa Car. Il dispositivo di intelligenza artificiale casalingo Echo (che nel 2019 aveva raggiunto i 100 milioni di unità vendute e nel 2020 si prevede una crescita del 50%) permette infatti di controllare tramite la voce sia i dispositivi smart di una casa sia di effettuare ordini online e pagare servizi (ad esempio la musica, ma anche abbonamenti a quotidiani e quant’altro utilizzando i metodi di pagamento registrati in Amazon).

Da oggi, con la stessa semplicità, Alexa permetterà di rendere smart auto che non lo erano (la funzione più apprezzata non a caso è il viva voce Bluetooth) e gestire servizi e attività tramite la voce e usare i metodi di pagamento di Alexa. Per fare tutto questo però, Alexa, come l’auto, ha bisogno di una connessione a internet e qui è il vero cuore della questione. Il modo già pratico e diffuso per collegarsi a internet, infatti, è lo smartphone. Tutti ne hanno uno in tasca e oramai i piani tariffari prevedono parecchi Gigabyte di traffico incluso in canoni piuttosto contenuti. Ovvio quindi che quasi tutti i sistemi si appoggino alla connessione del telefono, che conquista un ruolo centrale anche nel mondo automotive.
 

Il pagamento smart potrebbe essere fuori dall’auto

Siccome poi, la tecnologie che vince sulle altre è sempre quella che risulta più semplice per gli utenti, ecco che nei pagamenti dall’auto e non solo, anche il telefono acquista un ruolo centrale.
L’interazione tra telefono e auto ha infatti raggiunto un grado molto avanzato. Sempre più spesso le auto, oltre alla connessione, prendono anche le App dallo smartphone, utilizzando strumenti come Google Car o CarPlay di Apple. Lo smartphone così diventa il sistema operativo dell’infotainment dell’auto cui vengono delegate tutte le funzioni, pagamenti compresi.
In secondo luogo il telefono si sta integrando sempre più anche nella centralina dell’auto: dall'apertura delle portiere all’azionamento della climatizzazione, ogni casa auto sta pensando a proprie soluzioni per integrare il telefono alla chiave di accensione e non è un caso se le ultime versioni dell’iPhone hanno questa funzionalità di serie.

Tornando ai pagamenti, però, il telefono potrebbe anche essere un device concorrente dell’In Car Payment. Secondo uno studio di Futurbridge (società di consulenza specializzata negli scenari possibili), infatti, il primo bene per propensione alla spesa e frequenza in auto è il carburante (seguito da acquisto di cibo, alimentari in genere, caffè e parcheggi) e ciò che i consumatori chiedono è velocità e semplicità nel pagamento.

In questo senso, nel corso del 2020 sono state almeno due le novità destinate a cambiare le carte in tavola: da una parte il pagamento tramite QRcode, lanciato da PayPal, dall’altra l’annuncio dell’imminente arrivo di Whatsapp pay. Il primo sistema è ormai da anni il metodo principale per tutti i pagamenti in Cina (attraverso la piattaforma WeChat), il secondo potrebbe essere potenzialmente disruptive (in grado cioè di sostituirsi agli attuali metodi di pagamento) per la popolarità e la diffusione dell’App di messaggistica in Italia e nel mondo occidentale.
 
 

Come i pagamenti incideranno sull’autoriparazione

La questione dei pagamenti “In Car” a una prima occhiata può sembrare poco collegata al mondo dell’autoriparazione, ma non è così. In primo luogo, tutti i sistemi di geolocalizzazione e di pagamento prevedono il tracciamento dell’utente e la possibilità di comunicare con lui.
Per fare un parallelo nel mondo digitale basti pensare a quanto incidono sulle nostre scelte i risultati dei motori di ricerca o il posizionamento degli articoli negli e-commerce. È evidente poi che tra i primi servizi, benché non spesso considerati dagli autoriparatori, che potrebbero beneficiare del pagamento dall’auto c’è proprio il post-vendita: dalla riparazione alla manutenzione, ogni automobilista potrebbe essere indirizzato dai device di bordo verso aziende che accettano i pagamenti dall’auto, mentre per le case auto sarà un’ovvia canalizzazione verso la propria rete.

Il discorso dei pagamenti si intreccia ovviamente con quello dell’auto connessa, attraverso cui già oggi è possibile effettuare diagnosi da remoto, mentre la prossima frontiera (già molto vicina a dir la verità) è quella dell’analisi predittiva dei guasti, che darebbe un vantaggio competitivo enorme in termini di canalizzazione al gestore dei dati.

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Tags: pagamenti online

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